L'idea di Vinellante/Spumeggiante nasce durante gli ultimi anni di superiori, dopo aver gestito i social di un Centro Nautico per un paio di anni, ho colto la sfida di provare a creare qualcosa di mio e di investire le energie in un progetto concreto che avrebbe potuto aiutarmi in una futura carriera. Sono stata spinta dalla passione per gli alcolici, la curiosità verso il mondo della tecnologia e comunicazione, la passione per i viaggi. L'idea era quella di condividere con amici e follower, oltre alle mie visite e esperienze all'estero, tutto quello che avrei appreso durante la formazione perchè molto spesso tutto ciò che si cela dietro l'arrivo di una bottiglia sulla nostra tavola non è ben chiaro o comunque poco conosciuto ed è un peccato!
Durante la triennale ho dovuto accantonare il progetto a causa della mancanza di tempo ma ripresi gli studi in magistrale ho deciso di dare una seconda opportunità a Vinellante che mi dà la possibilità di esplorare il mondo della comunicazione del vino e di valorizzare le opportunità che mi si presentano potendole condividere con chi, magari, al momento ancora non le ha.
Più cercavo e meno trovavo... Possibile che esistevano pochissime tesi a tema rosé, contabili sulle dita di una mano (anche meno), e che queste riguardassero solo e unicamente una denominazione di origine di un rosato italiano o di una zona di produzione senza trattare un argomento più ampio o sulla vinificazione o sul suo mercato?
Ben presto, come mi aveva avvertita il mio relatore, ho capito il perché...
Perchè reperire dati su questa tipologia di vino è praticamente impossibile, basti pensare che non esiste ancora un codice doganale unico e che quindi i dati economici del vino rosato vengano considerati congiuntamente a quelli del vino rosso. Questo perchè da definizione OIV si distingue solo il vino bianco da quello non bianco. Durante la stesura della tesi, dopo lunghe e accurate ricerche, ho raccolto diversi documenti molto interessanti come quelli presi dall'Osservatorio Mondiale dei Rosé che tracciano l'evoluzione della produzione, del consumo, dell'esportazione e dell'importazione sia in volume che in valore. Dedicherò un articolo a se stante con 10 interviste che ho realizzato in diverse cantine in giro per l'Italia e tre interviste fatte a enoteche e a un agente venditore di vino per aggiornarvi sull'incremento dell'interesse e delle vendite di questo prodotto.
Ma il vino rosé come ha fatto in questi anni ad acquisire sempre più popolarità e cominciare ad essere prodotto da cantine che hanno una linea di produzione completamente diversa e già affermata? L’aumento progressivo dei consumi è indice di una tendenza, di un riconoscimento di uno stile o di un completamento di gamma delle etichette di una cantina? Proprio in tirocinio universitario ho capito quanto il rosé italiano sia molto richiesto all’estero e di come la maggior parte di noi ne trascuri l’esistenza. Molti importatori chiedono alle cantine di produrlo per soddisfare la richiesta del proprio mercato, e molte di queste, per non perdere volumi importanti sulle quote di mercato offerte da questa tipologia di vino, sperimentano fino ad ottenere un prodotto soddisfacente, talvolta buono, talvolta meno. Questo approccio generalizzato però non sembra giovare ad aziende che lavorano unicamente con questo prodotto, che hanno maturato una lunga storia e cultura a riguardo.
Lo scopo del mio elaborato è quello di cercare di capire chi e come produce il vino rosé e come il suo mercato di riferimento si sia
evoluto negli ultimi anni. Nella tesi si è parlato del vino rosé, delle sue varianti e tipologie, di come questo venga prodotto e del suo mercato che negli ultimi vent’anni è cresciuto ed è ancora in espansione. Questo motivo lo rende un vino che merita uno studio e un’attenzione sempre maggiore. Il rosato sembra una tipologia di vino che può venire in aiuto, soprattutto a quelle cantine che producono grandi rossi, per fidelizzare il cliente, anche d’estate offrendo un’alternativa e per accontentare anche il consumatore estero che trascorre le vacanze in Italia. La produzione italiana è principalmente di un rosato che deve avere caratteristiche precise, come una buona acidità e un buon profilo aromatico. I rosé più strutturati si lasciano a cantine che sono dedite alla produzione di un rosato più nobile e destinato anche ad invecchiare. Negli ultimi vent’anni sempre più cantine hanno cominciato a produrlo, c’è chi lo ha incluso da subito nei vini da realizzare una volta acquistata o rilevata la cantina, e chi invece dopo attente analisi sia in campo che sul mercato ha deciso di vinificarlo. Dai dati raccolti derivati dalle interviste è emerso: per quanto riguarda la produzione, che la maggior parte delle aziende sono allineate sul tipo di vinificazione e sui principi scelti. Mentre qualche rara cantina non ‘’usa’’ il vino rosé ma lo produce secondo alti standard qualitativi e tecnologici valorizzando ed esaltando tutte le sue caratteristiche con piena consapevolezza senza curarsi delle tendenze stagionali di mercato, ma presentando un vino longevo e con il proprio carattere, senza scendere a compromessi.